La Storia di Brindisi di Montagna: fra natura e briganti

Francesco Centorrino

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Brindisi Montagna – nota ai più anche come Brindisi di Montagna nel parlato classico – è un piccolo e caratteristico comune nella provincia di Potenza che vanta una storia davvero particolare. I motivi della sua particolarità sono da ricercare nelle celate e poco conosciute vicende che la caratterizzano e che vedono fare Brindisi di Montagna proprio da sfondo. Continuate la lettura per scoprirne di più.

Brindisi di Montagna: il territorio e il suo patrimonio

Il comune di Brindisi Montagna (Brìnnsese, in dialetto lucano) è un piccolo distretto della regione Basilicata, ubicato nella zona del centro Nord in una posizione piuttosto strategica. Questo vanta, al 2021 dati Instat, di una popolazione di appena 811 abitanti e si trova a 800 metri sul livello del mare. Noti sul suo territorio come punti di interesse troviamo senza dubbio il Parco della Grancia, fra i più importanti d’Italia e sicuramente fondamentale per la storia di Brindisi Montagna (vedremo in seguito perché), nonché il Castello Fittipaldi recentemente restaurato ed accessibile al pubblico. Il fascino che ha sviluppato nel tempo questo piccolo borgo della zona del Vulture è legato alla storia di Carmine Crocco, una figura tanto rilevante per il Mezzogiorno quanto temuta.

Il Castello Fittipaldi di Brindisi di Montagna
Il Castello Fittipaldi di Brindisi di Montagna

La storia di Brindisi di Montagna: le origini fino al 1200

Andando a ricercare le origini di Brindisi di Montagna, le prime testimonianze sul territorio del comune potentino sono risalenti al III secolo a.C, con insediamenti accertati fin dall’Enolitico (Età del rame, parte della Preistoria). Tutti i vari ritrovamenti, fino all’epoca bizantina (X secolo d.C.), sono apprezzabili dal vivo presso il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata.

I cenni storici più recenti, facenti parte al Medioevo inoltrato, fanno riferimento alla nascita di una comunità monastica di basiliani. Questi costruirono la Badia dedicata a Santa Maria dell’Acqua Calda, chiamata così per la falda di acqua termale presente nelle prossimità della suddetta. Tale Badia venne poi ripresa dai Monaci Basiliani prima e ai Padri di Certosa di Padula di San Lorenzo poi. Solo nel Quattrocento, qualora foste appassionati, vi si insediarono i Monaci laici e lo chiamarono “Monastero Grancia” (Grancia, termine derivante dal latino, è l’edificio adibito alla conservazione del grano e delle sementi, solitamente utilizzato proprio per le proprietà monasti).

Nel 1268 per Brindisi di Montagna avvenne, come per tutti i terreni limitrofi, una svolta feudale. Infatti, con regio decreto, affidò il feudo di “Brindisi e Anzi” a Guidone da Foresta, nominandolo ufficialmente primus dominus Brundisii de Montanea et Ansiae. Proprio da questa svolta i signori feudali si occuparono, come da buona usanza, a fortificare l’abitato del paese con mura ed un castello; proprio il Castello di Brindisi Montagna, ovvero il Castello Fittipaldi. Parliamo di una roccaforte posizionata su di un ampio costone di roccia, sua prima difesa naturale. Dapprima come difesa, diventò in seguito dimora stagionale per le famiglie feudatarie. Il paese, all’epoca situato nella località Aia di Brindisi, nel 1277 disponeva di circa 700 abitanti.

La storia di Brindisi di Montagna: dalla conquista dell’Albania fino al brigantaggio

Verso la fine del 1400, la storia di Brindisi di Montagna viene coinvolta nell’arrivo dei primi profughi dall’Albania, in seguito alle prime conquiste del territorio e nello specifico della città di Kruja, situato nella attuale Prefettura di Durazzo. Inizia proprio in questo periodo l’unione delle culture italiane ed albanesi per molti paesi del Mezzogiorno d’Italia che ancora ad oggi conservano, proprio sin dall’epoca feudale, la loro identità con doppio idioma insegnato anche negli istituti scolastici primai (italiano ed albanese).

Toponomastica

A testimonianza di ciò, proprio la toponomastica di Brindisi di Montagna parla chiaro: nel centro storico del paese è possibile scorgere la Via dei Crojonesi, dedicata proprio a coloro che abitavano la città di Kruja. La maggior parte dei suddetti era prevalentemente Arvanita, ovvero albanese stanziata prevalentemente in Grecia. Nel 1536 il paese di Brindisi di Montagna subisce un altro rinnovamento, poiché per volontà del feudatario del momento Pietro Antonio Sanseverino, ricoprente le cariche di 9° conte di Tricarico (Matera – Basilicata) e 4° principe di Bisignano (Cosenza – Calabria), giunsero nelle terre abbandonate ben trenta famiglie di profughi di Corone, guidati da Lazzaro Mathes, nobile condottiero albanese e capitano degli Straioti.

Mercenari dei balcani

Questi ultimi non erano altro che mercenari provenienti dai Balcani. Tali famiglie, che coniarono trenta cognomi ancora in voga oggi a Brindisi di Montagna, andarono a ricostruire il paese alle pendici del castello, proprio come appare attualmente il borgo. La badia in quegli anni venne abbandonata, e donata dai principi Sanseverino ai monaci della Certosa di Padula. Questa divenne nel 1503 la Grancia di San Demetrio, una azienda rurale condotta appunto dai monaci laici, raggiungendo poi verso il Settecento il massimo della sua produttività sul territorio.

Da famiglia in famiglia

Il feudo di Brindisi di Montagna nel corso degli anni a venire passò di famiglia in famiglia, dai Sanseverino ai D’Erario, dagli Antinori ai Battaglia e, infine, ai Fittipaldi. Proprio a questa famiglia venne di diritto intitolato il Castello di Brindisi Montagna, attualmente visitabile in tutto il suo splendore dopo i lavori di restauro. Andando avanti al 1800, vediamo invece un’altra parentesi movimentata nella storia di Brindisi di Montagna.

Il 1799, guidati dal sacerdote Don Fabrizio De Grazia, anche Brindisi di Montagna prende parte ai moti libertari. Questi portarono ad erigere l’albero della libertà nella piazza principale del paese. Nella seconda metà di secolo invece, e più precisamente dal 1860 in poi, come tutta la zona del Sud, anche Brindisi di Montagna venne coinvolta in quello che è stato il fenomeno del brigantaggio. I folti boschi delle aree circostanti erano infatti luogo ospitante i vari gruppi di briganti, che potevano nascondersi facilmente e delinquere di paese in paese.

Famosa è la data del 2 novembre 1861 quando, grazie ad una coltre di nebbia improvvista, i brindisini furono risparmiati dall’incursione della banda di Carmine Crocco. E da qui il paese di Brindisi di Montagna si sigilla in modo permanente al nome del brigante Crocco, dando vita ad una storia non detta; una storia celata, una storia bandita.

La storia bandita

Nella sua storia moderna, Brindisi di Montagna viene spesso associata appunto a “La storia bandita”. Questa non è altro che una rappresentazione sul brigantaggio postunitario in Basilicata, che ha come protagonista il sopracitato Carmine Crocco. Lo spettacolo presenta una vera e propria contaminazione di arti, che si fondono in una unione ibrida fra teatro, musica, danza, musical e proiezioni cinematografiche. Parliamo, di fatti, del più grande cinespettacolo d’Italia al quale prendono parte, tutti gli anni, più di quattrocento artisti amatoriali e non, facenti parte prevalentemente del territorio lucano.

Tale opera narra, in forma romanzata, della storia del brigante Crocco fin dalle prime vicende familiari che segnano la sua gioventù fino alla sua cattura. Questi, divenuto il capo dei briganti, in nome di Francesco II, tenne in scacco l’esercito Sabaudo. La sua fine fu poi dovuta, come si assiste nell’opera, al tradimento di uno dei suoi uomini che ne consentì la cattura e di conseguenza al fine della rivolta dei briganti suoi seguaci. La storia bandita arriva in tutte le sue edizioni ai versi «Briganti o emigranti», che ancora oggi è un concetto particolarmente moderno, sebbene con accezioni differenti rispetto all’epoca di Crocco.

La storia Bandita di Brindisi di Montagna
La storia Bandita di Brindisi di Montagna

Un format che funziona

L’opera è il vero emblema di Brindisi di Montagna, e va in scena tutti i weekend estivi ormai da anni. Il format si ispira al modello della Cinescenié di Puy du Fou in Vandea, con la mescolazione di tutte le arti, fra teatro, cinema, danza, canto e chi più ne ha più ne metta. Lo spettacolo va in scena in un’area incredibilmente grande, proprio all’interno del Parco della Grancia, il quale si estende per circa 25.000 m² in una sorta di anfiteatro naturale.

Lo spettacolo si avvale di voci e contributi di artisti davvero estremamente noti: il protagonista, Carmine Crocco, viene interpretato da Michele Placido, il generale José Borjes da Orso Maria Guerrini, ed ancora Lina Sastri, Nanni Tamma e Paolo Ferrari. Fra la colonna sonora troviamo nomi altrettanto illustri, come Antonello Venditti, Lucio Dalla, Eddy Napoli, Luciano Giandomenico e David Petrosino. Ideata e scritta da Gianpiero Perri con la collaborazione di Oreste Lo Pomo, la rappresentazione è nata con la consulenza storica di Tommaso Pedio.

Un pensiero nostalgico

La rappresentazione, come già detto, va in scena tutti i fine settimana durante l’estate in un Parco che fa da culla a quello che è un pensiero nostalgico di voler riscoprire le radici meridionali, ripercorrendo passi che fanno parte non solo della storia del Meridione, ma dell’intera storia d’Italia. Al suo interno, per gli appassionati che vogliono immergersi proprio nella storia di Brindisi di Montagna, è possibile trovare locande che propongono cibi in pieno stile 1500, oltre che tutte le classiche pietanze che i briganti di Crocco, trecento anni circa dopo, andavano a consumare per rimanere agili e forti per affrontare la loro vita quotidiana, fatta di conquiste quotidiane e di pericolo.

La storia bandita rimane il cinespettacolo più rilevante in Italia e secondo, in quanto a partecipazioni complessive, in Europa. Secondo i numeri più recenti, sono ben 500.000 le persone che hanno assistito, nel corso degli anni, all’opera.

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