Tra le suggestive comunità sorte in Basilicata si erge su un colle a 292 mt sul livello del mare, tra i fiumi Agri e Cavone, la citta di Montalbano Jonico: un territorio ricco di cultura e bellezze naturali.
Origini di Montalbano Jonico
Fino all’Unità d’Italia è stata chiamata Mont’Albano. Successivamente ha assunto la denominazione di “Montalbano Jonico” per sottolineare la sua posizione a ridosso del mare.
Sull’origine del toponimo sono state formulate diverse ipotesi:
- Secondo lo storico montalbanese Placido Troyli deriverebbe dal colore chiaro delle argille dei calanchi sulle quali sorge il paese.
- Il Racioppi, nel 1889, formulò la teoria secondo la quale i Lucani che si insediarono nel III a.C. fondarono il castello sulla collina di proprietà di un certo Albius e perciò denominata Mons Albianus;
- L’ultima ipotesi si ispira ad una matrice araba; i Saraceni fondarono degli stanziamenti sul territorio lucano (Abriola, Pietra Pertosa, Castelsaraceno, Tricarico e la vicina Tursi) e questa presenza potrebbe essersi fatta sentire anche a Montalbano, lasciando una testimonianza nel nome: Al Bana, in arabo, significa “luogo eccellente”.
Storia del borgo di Montalbano Jonico
Alcuni ritrovamenti storici rinvenuti a Montalbano Jonico fanno pensare alla presenza dell’uomo nella zona fin dall’Età del Ferro. Ufficialmente però la nascita del borgo è datata intorno al 280 a.C, quando alcuni Lucani, alleati con Pirro, si ritirarono sul colle.
Probabilmente fu alleata di Roma nella battaglia di Heraclea, che vide fronteggiarsi le forze romane a quelle epiriote alleate dei tarantini e capitanate da Pirro.
La storia di Montalbano Jonico s’interseca con la Magna Grecia e con la cultura ellenica. Durante l’ascesa dei romani questo borgo ha beneficiato di una posizione privilegiata, essendo un punto di passaggio lungo le antiche vie della transumanza. Con la caduta dell’Impero Romano Montalbano Jonico ha vissuto la dominata dai bizantini, dai normanni, dai francesi e dagli spagnoli.
Durante il medioevo, con l’avvento della feudalità, Montalbano è stata governata da diverse famiglie nobili.
Nel 1555 è stata saccheggiata dai turchi nonostante la fortificazione costruita dagli Aragonesi e i calanchi che proteggevano naturalmente la zona. Montalbano ripartì ricostruendo e rinvigorendo le proprie mura.
Nel 1799 il popolo di Montalbano Jonico si schierò apertamente contro il potere dei Borboni, avviando un vero e proprio movimento contro i sovrani, capeggiato da Francesco Lomonaco, a cui Manzoni dedico un sonetto. Una nuova energia invase le strade. Rachele Cassano, alla quale è stata recente intitolata una piazza, a 19 anni trasformò la sua abitazione in un luogo di discussione e di patriottismo.
A costituire un serio pericolo per il giovane stato unitario fu il fenomeno del Brigantaggio lucano. Tra i protagonisti emerge Carmine Crocco.
Il brigantaggio di Crocco
Al comando di una possente armata di duemila uomini, Crocco partì all’attacco sotto il vessillo dei Borbone, sconvolgendo diverse zone del Meridione. Nel frattempo, il popolo, afflitto dalla miseria e dagli aumenti dei prezzi sui beni di prima necessità, iniziò a rivoltarsi contro l’appena costituito Stato italiano. Gli scontri tra briganti e truppe italiane erano feroci. Nel marzo 1863, Crocco e altri uomini, tesero un’imboscata a un distaccamento di 25 cavalleggeri di Saluzzo. Lo sterminio avvenne in risposta alla fucilazione di alcuni briganti. La morsa della storia si stringeva, e c’era una grossa taglia sulla cattura di Crocco. L’8 settembre di quell’anno, il brigante promise la resa dei suoi uomini, chiedendo un salvacondotto, ma un suo uomo storico, lo tradì. Ormai rimasto solo con pochi seguaci e accerchiato, era alle corde. Infine Crocco cadde nelle mani della gendarmeria del papa a Veroli, in fuga.
Sul territorio di Montalbano sono presenti gallerie segrete utilizzate dai briganti e tesori in parte perduti.
Nella seconda metà del Novecento il territorio di Montalbano Jonico ha subito un drastico ridimensionamento a causa dell’autonomia che riuscirono ad ottenere le sue due frazioni: Policoro e Scanzano Jonico.
Oggi gode del favore di una terra fertile che gli ha consentito uno sviluppo notevole in campo agricolo e nel turismo paesaggistico, grazie allo stupendo paesaggio che lo circonda e alle temperature miti.
La natura
Il territorio è collinare e l’aria decisamente salubre. La Riserva Regionale dei Calanchi di Montalbano Jonico è l’area calanchiva più estesa della Basilicata.
I calanchi sono il risultato dell’erosione del terreno prodotta soprattutto dalle acque su rocce argillose. Essa racchiude un importante patrimonio scientifico che è andata formandosi nell’arco di oltre un milione di anni.
Il geosito di Tempa Petrolla è un condensato di storia e natura uniche, infatti di recente è stata istituita come Riserva naturale speciale dei Calanchi di Montalbano Jonico. Inoltre è anche candidata a rappresentare a livello mondiale la sezione “ideale” del Pleistocene Medio, con una vallata nel crotonese e un geosito giapponese.
Per la natura geomorfologica impervia del territorio, le ‘appiett’, chiamate così perchè bisogna prenderle ‘di petto’, si snodano lungo percorsi particolarmente panoramici e suggestivi, che spaziano sulla valle dell’Agri, dal mare Jonio fino alle montagne del Parco nazionale del Pollino. Alcune inoltre attraversano o fronteggiano i siti geologici di maggiore interesse della Riserva, costituendo oggi degli splendidi sentieri per escursioni e passeggiate.
La flora e la fauna sono molto variegate.
Boschetti di macchia mediterranea, pini e cipressi, disegnano paesaggi di grande suggestione e comprende autentiche rarità botaniche, tutelate dall’Unione europea, tra cui lo Sparto steppico, la Canfora di Montpellier, l’Atriplice, il Fico d’india e l’Agave.
Permette la sosta e la riproduzione di diverse specie di volatili: nibbi, gheppi e poiane, lanario e averla capirossa, ghiandaia marina, monachella, zigolo capinero, civette, barbagianni e assioli; tanto da essere riconosciuta a livello europeo come I.B.A. (Important Bird Area). Si possono trovare mammiferi come: riccio, volpe, faina, donnola, lepre, lontra, tasso e istrice; anfibi e rettili: vipere, serpenti, rospi e rane.
Le tavole di Heraclea
In contrada Ucio, sulla destra del Cavone, emersero dalla terra le famosissime Tavole di Heraclea; tavolette bronzee incise in greco e relative alla suddivisione agraria dei territori dei santuari di Dioniso e di Atena nel IV secolo a.C. Invece, sul retro è incisa, in latino, la Lex Iulia Municipalis del I secolo a.C. Oggi le due tavole sono conservate nel Museo archeologico nazionale di Napoli.
Montalbano Jonico: un territorio ricco di cultura
Il Parco Letterario Francesco Lomonaco è dedicato all’autore montalbanese Francesco Lomonaco, uno dei protagonisti dei moti rivoluzionari per la Repubblica Partenopea, soprannominato il Plutarco italiano, amico e maestro di Alessandro Manzoni e medico di Ugo Foscolo, autore di numerosi libri. Si celebrano anche altri personaggi importanti dal punti dal punto di vista culturale e legati al territorio di Montalbano Jonico: Nicola Romeo, fondatore della casa automobilistica AlfaRomeo, l’abate Placido Troyli, monaco cistercense autore della monumentale Historia generale del Reame di Napoli, il sacerdote Nicola Maria Troyli, archeologo e uomo di cultura, scopritore delle famose Tavole di Heraclea dopo un casuale ritrovamento, amico di Papa Clemente XIV, insegnante di greco e filosofia, Niccolò Fiorentino, autore di diverse opere, morì nel 1799 in piazza del Mercato a Napoli, infine Prospero Rondinelli, bibliotecario a vita e autore.
La città ultimamente ha assistito alla nascita di giovani scrittori tra cui: Francesco Golisciano, poeta e autore del libro “Ultimi romantici”, Miriam Galgano, autrice di “Freeda. Non a caso dal caos nasce cosa”, Cristina Longo, autrice di “Come un soffio di vento. Storia di un giovane eroe”, Antonio Longo, autori di “Il Mezzoggiorno Borbonico”. Altri autori montalbanesi di rilievo sono: Leonardo Giordano, Vincenzo Maida, Edvige Cuccarese, Pierfrancesco Nestola.
Nella città è attivo il pittore Pasquale Salvatore Accoglie.
A Montalbano jonico è presente il Concerto bandistico “Città di montalbano Jonico” diretto dal musicista Giovanni La Colla.
Si può visitare il Palazzo Cassano, sede della biblioteca civica “Rondinelli”, in cui nel 1799 si riunirono i primi repubblicani antiborbonici.
Corso Carlo Alberto è costeggiato diversi palazzi nobiliari databili tra il XVI e il XIX secolo.
L’area naturale dei calanchi
L’area naturale dei calanchi è un vero e proprio museo a cielo aperto ricchissimo di fossili risalenti a diversi paleoambienti che si sono alternati in varie ere geologiche, in particolare nel Pleistocene Inferiore e Medio (databili tra 1.700.000 di anni fa e 130.000 di anni fa).
Il C.E.A. (Centro Educazione Ambientale) organizza diversi itinerari escursionistici con guide e accompagnatori.
Il borgo
Il paese vecchio è decisamente suggestivo, soprattutto nella zona chiamata Rione Terravecchia.
Dopo aver attraversato il corso si può vedere la Porta del Castello, detta anche Porta dell’Orologio, ovvero l’ingresso principale della Terravecchia, nucleo abitativo di origine arabo-normanna.
Il “Bel vedere” con i suoi 292 metri dona ai visitatori una vista mozzafiato dai sinuosi pendii dei calanchi fino al mare.
Si può esplorare il patrimonio religioso andando alla ricerca di chiese e parrocchie tra cui la Chiesa Madre di Santa Maria dell’Episcopio.
I resti antichi
É possibile ammirare i resti del tracciato della cinta muraria esterna di età aragonese poi ristrutturata, dopo il saccheggio dei predoni ottomani del 1555 e l’Arco di San Pietro (o Porta San Pietro).
Presso l’Agri si può scorgere l’importante monastero bizantino di San Nicola de Sylva. In età federiciana il monastero fu occupato dai monaci cistercensi.
Sul territorio ha sede l’Archeoparco nato ufficialmente nel 2007 e rappresenta il più grande impianto di archeologia sperimentale open air. L’obiettivo principale di questo progetto è quello di mettere l’archeologia a stretto contatto con le persone, attraverso ricostruzioni storiche di vita e strumenti preistorici con un approccio improntato al “fare per imparare”.
Il parco accoglie la Castra Aestiva, ossia l’accampamento che nel IV ospitò la IV legio della Repubblica Romana guidata dal generale Publio Valerio Levinio, che si scontrò proprio contro Pirro nel 280 a.C.
Poco distante si trova un’Ikria, una costruzione in legno che veniva utilizzata per la visione di spettacoli ed esibizioni pubbliche.
Le feste
Per celebrare la festa in onore di Sant’Antonio per tradizione si tiene una gara dei fuochi. I falò – che nel mondo antico rappresentavano il passaggio tra l’anno vecchio e quello nuovo -, realizzati dai ragazzi erano e sono ancora oggi l’occasione per riunirsi attorno ad essi. Alla sommità di ogni falò fatto con i rami potati dagli ulivi, anticamente si poneva un fantoccio di paglia. Secondo la tradizione la cenere viene poi portata nei campi e sparsa dai contadini sui terreni per propiziarsi un abbondante raccolto.
Altra festa molto sentita è quella di San Maurizio, patrono della città, celebrata il 22 settembre. Per l’occasione vengono allestiti nella piazza principale concerti musicali per i quali vengono invitate bande musicali e cantanti, che si esibiscono su un palco coperto nel mezzo della piazza.
Cucina
La città ha da poco ottenuto il marchio De.Co. (Denominazione Comunale di Origine) per tre prodotti legati al suo territorio: il “pastizzo”, tipico rustico della settimana Santa; la “strazzata”, pizza montalbanese con pomodoro; i “panzerottini con i ceci”, tipico dolce natalizio.
Affacciatosi sulla via principale il forno “D’accardi Nicola & Asprella Pinuccio” è rinomato per la preparazione di prodotti tipici, pizze, focacce e rustici amati dalla popolazione.
Dove dormire
Per il pernottamento è possibile rivolgersi ai B&B sul territorio. In caso vogliate organizzare in anticipo il vostro pernottamento è possibile farlo tramite la seguente mappa.
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